Caffè e mal di testa: che relazione c’è?
Alleato e scudo, ma anche possibile innesco: tra caffè e mal di testa non c’è un rapporto univoco.
Scopriamo quel che la scienza dice in materia.

- Tra caffè e mal di testa vi è un rapporto piuttosto complesso e in cui è molto forte la componente soggettiva.
- Esistono diverse forme di mal di testa. Le cause possono essere di tipo genetico, biologico o scatenate da stimoli esterni.
- Il caffè, da solo, non contribuisce a far passare il mal di testa. Un moderato consumo, tuttavia, contribuirebbe a dare sollievo.
- Il caffè può provocare il mal di testa in alcune persone e in determinate condizioni. E attenzione al “fattore weekend”...
Al bando le semplificazioni
Tra caffè e mal di testa vi è un rapporto piuttosto complesso. C’è chi beve una tazzina di caffè per farsi passare il mal di testa. E c’è chi, di contro, se lo fa, sente quasi aumentare il dolore. Il tema è rilevante e, mai come in questo caso, le semplificazioni rischiano di essere fuorvianti. Anche perché esistono vari tipi di quello che comunemente, ma impropriamente, noi chiamiamo “mal di testa”. Da qui partiamo per un approfondimento sul tema, analizzando, alla luce di vari studi scientifici, la relazione che sussiste tra caffè e mal di testa.

(Ri)conoscere il mal di testa
Prima di parlare del rapporto tra caffè e mal di testa, è bene specificare che, come anticipato, i mal di testa non sono tutti uguali. Questo tipo di dolore localizzato rientra nella macroarea delle cefalee. Le quali, a loro volta, si suddividono in primarie e secondarie.
- Le cefalee primarie comprendono le più frequenti forme di emicrania e cefalea muscolo-tensiva. Per intenderci, il classico mal di testa.
- Vi sono, poi, le cefalee secondarie, ossia la cefalea da trauma cranico, cervicale o da disturbi vascolari, per citare qualche esempio.
Le cause della cefalea possono essere di tipo genetico, biologico o scatenate da stimoli esterni ambientali. Ciò si traduce in una diversa natura del dolore. Questo può presentarsi più o meno intenso, localizzato in un punto o diffuso in tutta la testa, associato ad altri disturbi. E, ancora, manifestarsi occasionalmente o in forma cronica. In molti casi, inoltre, tende a compromettere le normali attività quotidiane e, più in generale, lo stile di vita.

Il ruolo della caffeina
Per curare il mal di testa si ricorre tipicamente a farmaci ad azione analgesica che hanno il preciso scopo di alleviare il dolore. Tali rimedi contengono già di per sé, in minima parte, della caffeina.
Ecco un primo inquadramento del legame tra caffè e mal di testa. Un moderato consumo di caffè, meglio se amaro, contribuirebbe a dare ulteriore sollievo. Il caffè, infatti, è in grado di contrastare la dilatazione dei vasi sanguigni che provoca l’aumento di emicrania. Secondo uno studio¹, 130 mg di caffeina sono un utile coadiuvante nel trattamento del comune mal di testa. Concorre a questo risultato il fatto che la caffeina faciliti l'assorbimento dei farmaci. Questo perché si trasferisce nel sangue in tempi piuttosto rapidi.
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Quando il caffè può favorire il mal di testa
Nell’analisi della correlazione tra caffè e mal di testa emerge, dunque, un primo dato scientificamente rilevante. Il caffè, da solo, non contribuisce a far passare il mal di testa. La cefalea muscolo-tensiva, infatti, non dipende da una patologia, quanto da uno stile di vita scorretto, caratterizzato da:
- alimentazione sbagliata;
- scarso riposo;
- condizioni di stress.
In una condizione di questo tipo, l’assunzione di caffè potrebbe favorire lo sviluppo del mal di testa. A conclusioni analoghe è giunta una ricerca internazionale² su un centinaio di persone affette da cefalea episodica. Dall’indagine è emerso che bere 1 o 2 tazzine di caffè al giorno rischia di rivelarsi un’insidia per il mal di testa, più che un beneficio.
Parole d’ordine: moderazione e prudenza
Parlando della correlazione tra caffè e mal di testa è opportuna una sottolineatura. In un precedente articolo abbiamo evidenziato che, evidenze scientifiche alla mano, non è vero che il caffè fa male. La scienza invita a un’assunzione moderata della bevanda, senza eccedere le dosi consigliate e nell’ambito di una dieta sana ed equilibrata. Come indicato dalle Linee guida per una sana alimentazione, l’apporto di caffeina giornaliero in un adulto sano non dovrebbe superare i 400 mg. Stando attenti alle altre fonti, 4-5 tazzine coprono il fabbisogno quotidiano massimo di caffeina previsto. Moderazione da un lato, prudenza dall’altro e analisi delle proprie abitudini. Da questo punto di vista, in base a evidenze scientifiche, emerge che bere troppo caffè per un periodo e poi smettere di colpo contribuisce a innescare il mal di testa. Un esempio? Il solo fatto di non consumare caffè nei weekend, dopo averne bevuti svariati durante la settimana lavorativa, può concorrere all’insorgenza di qualche disturbo.

Caffè a perdere: incipit vincente
Si arriva, quindi, al terzo passaggio essenziale con una Moka nuova: cosa fare per farle “assaggiare” l’odore del caffè? Il classico consiglio della nonna è quello che, effettivamente, fa la differenza. Si tratta, in sintesi, di preparare tre caffè a perdere:
- si riempie la caldaia di acqua, a temperatura ambiente, fino al bordo inferiore della valvola;
- si mette un po’ di macinato nel filtro;
- a questo punto si assembla la caffettiera, ponendola sul fuoco.
Gli infusi ottenuti non vanno versati in tazzina né consumati. Questa operazione fa sì che gli oli e le cere naturalmente presenti nel macinato creino una lieve patina isolante e protettiva all’interno della Moka. Un elemento invisibile, ma di grande rilevanza per proteggere le preparazioni future. Se non per sempre, per un lungo segmento di vita.