Moka, che manico! La caffettiera ha il suo fidato gregario
Anche il manico della caffettiera, come la guarnizione, può usurarsi: colpa della fiamma alta o di ripetute cadute. Ecco come sostituire il manico della Moka.

- Come i caratteristi del cinema italiano e i gregari del ciclismo, il manico della caffettiera è considerato un elemento "minore" ma, in realtà...
- Quando si dice un profilo interessante. Sapevi che a ispirare la forma del manico della Moka è stata la silhouette della moglie di Alfonso Bialetti?
- Afferrare la Moka in sicurezza: un'esperienza ben studiata. L'impugnatura ergonomica impedisce che la caffettiera possa scivolare dalle mani. E non ci si scotta neppure senza presine.
- La dolcezza applicata al manico della Moka: sia sui fornelli a gas, sia sul piano a induzione, è bene optare per una regolazione media della fiamma.
- Tra i vari elementi della Moka, il manico è uno di quelli più duraturi: si cambia di rado. Quando, però, è usurato o deteriorato si può sostituire, ricorrendo a ricambi originali e conformi al modello: ecco come fare.
Elemento di valore
Offre il braccio, aspettando solo che una mano lo accolga tra le sue dita. Forte e sicuro, è avvolto nel suo colore preferito, il nero, in perfetto abbinamento con il grigio dell’alluminio. Il manico della caffettiera ha identità e appeal. Eppure, quando si parla di Moka, i riflettori non sono puntati su di lui. Tuttavia, è anche da questo elemento che, al pari della valvola, passa un caffè preparato a regola d’arte. Come i caratteristi del cinema italiano o i gregari nel ciclismo. Come gli Enzo Robutti (nato, curiosamente, proprio nell’anno di debutto della Moka) o gli Andrea Carrea. Considerati elementi “minori” sono, in realtà, componenti in grado di fare la differenza e di portare al successo. Lo è anche il manico della Moka, che, per una volta, diventa protagonista, almeno di questo articolo.
Un profilo interessante
Identità, appeal e valore, dunque, per il manico della caffettiera. Sull'utilità c'è poco da dire: se non ci fosse, come faremmo a versare il nostro buon caffè nella tazzina? Anche il manico della Moka, però, ha la sua storia. Guardando bene la forma, si scopre che non è un manico come gli altri. Fa parte di quell'intenso studio a livello di design che sta dietro al lancio dell'iconica caffettiera di casa Bialetti. Forse non tutti lo sanno, ma a ispirare la forma del manico della Moka fu la silhouette della moglie di Alfonso Bialetti. Il capo, le spalle larghe, la vita stretta, una gonna plissettata e... un braccio sul fianco. Una posizione da alleata, un po' come la Moka lo è diventata per noi.
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La qualità del manico della caffettiera
Se vi è una caratteristica del manico della Moka su cui tutti possiamo concordare è che garantisce una presa salda e confortevole. L'impugnatura ergonomica impedisce che la caffettiera possa scivolare dalle mani. Il manico della Moka oggi è realizzato con materiale termoplastico, lavorato finemente per creare la tipica forma "a braccio".
Una volta posta la Moka sul fornello, sul piano a induzione o collegata alla presa elettrica, il manico della caffettiera ha la capacità di resistere al calore. A meno che non si tenga la fiamma troppo alta. Inoltre, terminato il tipico borbottio che annuncia l'arrivo del caffè, la Moka può essere sollevata anche senza servirsi di una presina, con la sicurezza di non scottarsi.
È questione di dolcezza
Svariati elementi concorrono alla buona riuscita di un caffè fatto in casa. Tra questi, l'intensità della fiamma gioca un ruolo di primo piano. L'ideale? Sempre dolce, mai aggressiva. Vale sia per i fornelli a gas, sia per il piano a induzione. Nello specifico, concentrandoci sulle fonti di calore a gas, una fiamma troppo alta potrebbe:
- accelerare eccessivamente il processo di riscaldamento dell'acqua, non consentendo al caffè di sprigionare appieno i suoi aromi.
- Il caffè rischia di acquisire un fastidioso retrogusto di bruciato.
- La parte inferiore del manico della caffettiera può danneggiarsi.
Insomma, bisogna aver cura di non usare una fiamma troppo alta. E, nel caso di fornelli a gas, questa non deve mai sporgere oltre la caldaia. Una dolcezza che, se vogliamo, possiamo applicare anche al modo con cui avvitiamo o svitiamo caldaia e raccoglitore. È sconsigliabile procedere facendo leva sul manico.

Come sostituire il manico della Moka
Come la Moka, anche il manico della caffettiera è fatto per durare nel tempo, In effetti, questo elemento si cambia di rado, di certo meno frequentemente della guarnizione. Tuttavia, a volte può capitare che, dopo anni di onorato servizio, il manico sia usurato o danneggiato. È arrivato, insomma, il momento di sostituirlo.
Come si cambia il manico della Moka? Per farlo, non serve essere esperti di bricolage. Bastano precisione e accuratezza, fin dalla scelta dei giusti ricambi, che devono essere originali e conformi al modello in uso. Per il resto, basta seguire poche e semplici istruzioni.
- Per prima cosa bisogna togliere il manico della caffettiera da sostituire, svitando lo spinotto con un punteruolo adatto.
- S'inserisce, quindi, il nuovo manico nell'apposito alloggiamento con innesto verticale.
- Forare il manico con un trapano dalla punta del diametro di 2,5 millimetri.
Infine, dopo essersi assicurati che il manico e coperchio siano posizionati correttamente, non resta che inserire lo spinotto nel foro appena creato per fissarli. Inizia così il nuovo capitolo di una lunga storia.
Quanti caffè al giorno?
Se l'assunzione di caffè non è associata al rischio di ipertensione, i nutrizionisti raccomandano, però, di non eccedere con le dosi. S'altra parte, come abbiamo già evidenziato più volte, la caffeina (è lei la discriminante) nonè contenuta solo nel caffè. Fa capolino in altre bevande, alimenti e integratori. In questo senso, l'apporto quotidiano di caffeina per un adulto sano non dovrebbe mai superare i 400 mg³. Su questo concordano le principali linee guida internazionali.. Ciò significa tenere conto, nel computo, di tutte le possibili fonti di caffeina a cui si ricorre nell'arco della giornata. Restringendo il campo al solo caffè, un dosaggio simile corrisponde al consumo di 3-5 tazzine, senza ulteriori fonti di caffeina. Ogni situazione, però, è a sé stante e ognuno ha un proprio stile di vita. Ecco perché, in caso di pressione alta diagnosticata, è consigliabile fare riferimento al proprio medico per sapere come comportarsi. D'altronde, al cuor non si comanda. E al caffè neppure: perché, dunque, precludersi questo piacere, se non ve ne sono motivi giustificati?
NOTE
1Per la classificazione, cfr. SIIA - Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa
2Per approfondire: Coffee, Caffeine, and Health
3La valutazione del rischio spiegata dall’EFSA: la caffeina