Si può fare il cappuccino con la Moka? Facciamo chiarezza
È sconsigliabile fare il cappuccino con la Moka:
si rischia, infatti, di danneggiare l’apparecchio.
Ma le alternative non mancano.

- Sono in molti a sostenere che, sostituendo l’acqua con il latte, si possa fare un cappuccino con la Moka. In realtà, le cose non stanno proprio così.
- La soluzione al quesito sta nel libretto di istruzioni, che specifica come la Moka debba funzionare solo con acqua.
- Schiuma che trabocca e valvola occlusa: ecco perché è meglio non mettere il latte nella caldaia della Moka al posto dell’acqua.
- Fare un buon cappuccino a casa è comunque possibile con i giusti strumenti (anche con la caffettiera, ma specificamente progettata).
- Alle origini del cappuccino: una storia centenaria, tra leggenda e realtà.
La diatriba sulla ricetta della felicità
È uno dei grandi “misteri” e dibattiti sul web che di tanto in tanto torna in auge. C’è la fazione dei possibilisti e chi, di contro, boccia l’idea. La domanda è: si può o no fare il cappuccino con la Moka? Ad alcuni il quesito parrà assurdo: con la Moka si fa il caffè. Eppure sono in molti a sostenere che, sostituendo l’acqua con il latte, si possa ottenere un buon cappuccino. In realtà, le cose non stanno proprio così. Anzi, questa modalità d’uso della caffettiera rischia di danneggiare l’apparecchio.
Cappuccino con la Moka, sì o no?
Veniamo subito al nocciolo della questione: cappuccino con la Moka, sì o no? In realtà, si tratta di un dilemma abbastanza facile da risolvere. La soluzione si trova, infatti, nelle istruzioni d’uso della Moka. In particolare, si specifica che:
- la caffettiera deve funzionare solo con acqua;
- non bisogna utilizzare altri liquidi nella caldaia o nel raccoglitore.
Un liquido diverso inserito nella caldaia, per esempio il latte, potrebbe pregiudicare il corretto funzionamento della Moka. Ciò per la maggiore densità del latte, che, come vedremo, potrebbe risultare decisiva nel processo di ebollizione.

Una questione di fisica e di chimica, con risultati non garantiti
Come anticipato, la criticità principale nel preparare il cappuccino con la Moka riguarda le caratteristiche fisico-chimiche del latte. Una volta bollito, quest’ultimo potrebbe:
- produrre così tanta schiuma da traboccare, spegnendo la fiamma a gas. La maggior densità del latte potrebbe, inoltre, portare all’ostruzione del filtro;
- solidificarsi e incrostare la caldaia, andando a occludere la valvola di sicurezza.
L’altra problematica di fondo riguarda la qualità di un’eventuale cappuccino fatto con la Moka. Nonostante alcuni internauti assicurino un risultato pregevole, la realtà è diversa. La bevanda, infatti, potrebbe apparire più simile al latte bruciato che al cappuccino servito al bar.
Come realizzare un buon cappuccino fatto in casa
Bisogna, quindi, rassegnarsi e abbandonare l’idea di regalarsi una coccola con un cappuccino buono come quello del bar senza uscire di casa? La risposta è no. Esiste più di un modo per replicare l’emozione di una colazione a regola d’arte direttamente sul tavolo della cucina. Senza rischiare di rovinare la caffettiera, basta seguire dei semplici passaggi e avere i giusti alleati:
- scaldare il latte;
- montarlo fino a ottenere una schiuma densa e cremosa;
- dopo avere versato il latte in una tazza di caffè, aggiungere una spolverata di cacao.
Abbiamo visto che è sconsigliabile preparare il cappuccino con la Moka. Anche perché, in caso di difetti causati da un uso improprio o non conforme alle istruzioni, viene meno la garanzia sull’apparecchio. Si può, però, fare un cappuccino con la caffettiera: questa, tuttavia, deve essere speciale, appositamente progettata per la funzione.
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Il cappuccino tra leggenda e realtà
Il dibattito attorno alla possibilità di preparare un cappuccino con la Moka si muove tra leggenda e realtà. Come, peraltro, un po’ tutta la storia centenaria di questa bevanda.
Se per l’invenzione della Moka galeotto fu un bucato, per quella del cappuccino il merito sarebbe da attribuire a un viaggio. Esiste più di una versione riguardo l’origine del cappuccino. Quella più conosciuta ne attribuisce l’invenzione a un frate friulano, Marco da Aviano, appartenente appunto all’ordine dei cappuccini. Si narra che nel 1683 il presbitero venne inviato a Vienna per conto di papa Innocenzo XI. L’obiettivo era convincere le potenze europee a una coalizione contro gli Ottomani. Quando gli venne servito del caffè, il frate trovò la bevanda troppo amara e chiese di poterla addolcire con altri ingredienti. Gli fu allora portato del latte, che schiarì il caffè, conferendogli un colore simile a quello della toga dei cappuccini. Leggenda vuole che, accorgendosi della cosa, un cameriere abbia esclamato, a gran voce, «Kapuziner!».
NOTE
¹ Caffeine, but not other phytochemicals, in mate tea (Ilex paraguariensis St. Hilaire) attenuates high-fat-high-sucrose-diet-driven lipogenesis and body fat accumulation
² Coffee Consumption and Serum Lipids: A Meta-Analysis of Randomized Controlled Clinical Trials
³ Linee Guida per una sana alimentazione, CREA
Caffè a perdere: incipit vincente
Si arriva, quindi, al terzo passaggio essenziale con una Moka nuova: cosa fare per farle “assaggiare” l’odore del caffè? Il classico consiglio della nonna è quello che, effettivamente, fa la differenza. Si tratta, in sintesi, di preparare tre caffè a perdere:
- si riempie la caldaia di acqua, a temperatura ambiente, fino al bordo inferiore della valvola;
- si mette un po’ di macinato nel filtro;
- a questo punto si assembla la caffettiera, ponendola sul fuoco.
Gli infusi ottenuti non vanno versati in tazzina né consumati. Questa operazione fa sì che gli oli e le cere naturalmente presenti nel macinato creino una lieve patina isolante e protettiva all’interno della Moka. Un elemento invisibile, ma di grande rilevanza per proteggere le preparazioni future. Se non per sempre, per un lungo segmento di vita.