Un’idea… coi baffi. Sai chi ha inventato la Moka?
Chi ha inventato la Moka è Alfonso Bialetti. Correva l’anno 1933. Ecco come è nato un prodotto iconico, tra i simboli del Made in Italy nel mondo.

- Chi ha inventato la Moka è Alfonso Bialetti. Le fondamenta della sua creazione vedono la luce in fonderia.
- Osservando la moglie Ada, che faceva il bucato con l’antenata della lavatrice, Bialetti ebbe l’ispirazione per la Moka.
- Durante la Seconda Guerra Mondiale la produzione della caffettiera Bialetti si arresta. La svolta a fine conflitto, con il lancio della Moka Express sul mercato mondiale.
- Il logo dell’Omino coi Baffi fa della Moka un’icona del design italiano e un prodotto senza tempo.
- La Moka ha subito delle modifiche nel corso del tempo, ma il suo funzionamento e la sua peculiarità si sono mantenuti intatti.

Alfonso Bialetti: l’inventore della Moka
Da secoli il genio italiano ci rende noti e apprezzati nel mondo. Creatività, talento, intuizione e intraprendenza: un insieme capace di fare la differenza in innumerevoli campi.
La storia della Moka s’inserisce in questo solco. Se ti stai chiedendo chi ha inventato la Moka, la risposta è: Alfonso Bialetti. Nasce nel 1888 a Casale Corte Cerro, nei pressi del Lago d’Orta, in Piemonte. Da ragazzino alterna l’attività con il padre, ambulante di timbri a fuoco, con quella di garzone in piccole officine. Attorno al 1910 si trasferisce in Francia, dove lavora come operaio fonditore. Qui apprende la tecnica di fusione in conchiglia dell’alluminio, all’epoca sconosciuta in Italia. Le “conchiglie” erano stampi in ghisa che venivano riutilizzati per produrre più copie del medesimo oggetto. Proprio questa esperienza getta le prime fondamenta della sua futura invenzione.

Dagli esordi in fonderia all’ispirazione per la Moka
Parlare di chi ha inventato la Moka significa offrire uno spaccato su una storia imprenditoriale tutta italiana. È il 1919 quando Bialetti, rientrato in Italia, apre a Crusinallo (VB) un’officina per la produzione di pezzi meccanici in alluminio. Con il tempo, la Alfonso Bialetti & C. – Fonderia in conchiglia cresce e si afferma.
La svolta si ha nel 1933: in una minuscola officina in affitto viene realizzata la prima caffettiera Bialetti. Galeotto è… un bucato. L’ispirazione viene ad Alfonso Bialetti osservando la moglie fare il bucato con la lessiveuse, antenata della lavatrice di origine francese. Questo apparecchio si componeva di:
- un mastello in acciaio;
- un camino centrale forato.
Posti al suo interno i panni e la liscivia, il sapone da cui il nome della macchina, veniva riempito d’acqua e messo sul fuoco. L’acqua in ebollizione risaliva per il camino e ricadeva sui panni in ammollo.

L’avvento della Moka Express dopo la guerra
Se chi ha inventato l’iconica caffettiera ottagonale è Alfonso Bialetti, è a suo figlio Renato che se ne deve la diffusione a livello mondiale. Il funzionamento della caffettiera viene fatto testare inizialmente dal vicinato. Visti i pareri favorevoli, Alfonso Bialetti ne avvia la produzione, che rimane però su scala artigianale e viene interrotta dalla Seconda guerra mondiale.
A fine conflitto, Renato torna a casa dopo due anni di prigionia in un lager tedesco e prende le redini dell’azienda paterna. La Moka diventa Moka Express:
- il termine Moka deriva dalla città yemenita di Mokhā, storica esportatrice di un raffinato caffè;
- Express indica che, con questa caffettiera, si può preparare un espresso da bar a casa.
La Moka Express soppianta le Napoletane, le caffettiere più diffuse fino ad allora, e modifica le abitudini degli italiani. L’esperienza dell’espresso, prima dominio assoluto o quasi dei bar, entra nelle case di tutti. Nel 1950 viene depositato il brevetto della Moka Express.
Alla scoperta della Moka per induzione
Si può essere diversi pur essendo uguali? La Moka per piano a induzione Bialetti invita a rispondere di sì. In effetti, la Moka Induction Bialetti coniuga tradizione e innovazione. Una formula quest'ultima, forse, un po’ abusata. Eppure è proprio così.
Si tratta di una caffettiera a induzione che omaggia l’illustre progenitrice, la Moka Express. Nella forma, in particolare, con il raccoglitore in alluminio nella classica forma ottagonale. Forma, ma anche contenuto. Il raccoglitore garantisce, infatti, un caffè come quello preparato con la caffettiera tradizionale. Del resto, il simbolo dell’omino coi baffi è lì proprio a certificare questa bontà.
La caldaia in acciaio consente, però, l'utilizzo dell’apparecchio sui piani cottura a induzione. Più nel dettaglio, il merito è della tecnologia bi-layer della caldaia, che unisce:
Insomma, come un nuovo capitolo di un romanzo di successo.

L’Omino coi Baffi e il suo successo straordinario
Con visione imprenditoriale acuta e lungimirante, Renato Bialetti decide di partecipare alla Fiera di Milano a partire dal 1948. Sviluppa una strategia pubblicitaria avanguardistica avvalendosi di installazioni mai viste prima, come testimonia l’archivio storico della Fondazione Fiera Milano¹. Inoltre, grazie a un sapiente piano di esportazioni, la Moka si afferma come icona del design italiano nel mondo.
Finché, nel 1953, il fumettista Paul Campani idea, insieme a Max Massimino Garnier, il celeberrimo “omino coi baffi”. Era ispirato alla figura di Renato Bialetti: diventa il logo dell’azienda e, ancora oggi, campeggia sulla Moka. Per la prima volta l’imprenditore diventa volto e voce del suo prodotto. Dal 1958 gli spot dell’omino coi baffi vengono trasmessi durante Carosello, diventando parte dell’immaginario collettivo.
La Moka nel tempo: cosa è cambiato e cosa no
Moka e caffè: storia di un binomio stretto. La caffettiera made in Bialetti è diventata parte delle nostre vite e un simbolo del made in Italy nel mondo. Rimanendo fedele al disegno originario. Rispetto alla primissima versione del 1933, la Moka ha subito piccole modifiche.
La forma della caldaia, per esempio, seppur ottagonale già in origine, è stata leggermente modificata. Da questo punto di vista, chi ha inventato la Moka, con quell’ottagono in alluminio, ha voluto rispondere a una doppia esigenza, pratica ed estetica. Da un lato la forma ottagonale permette una migliore presa in caso di superficie bagnata. Dall’altro le dà una configurazione estetica unica: innovativa negli anni Trenta e ancora attuale. A distanza di ottant’anni, la Moka si veste d’innovazione per rispondere ad abitudini e gusti che cambiano. Un esempio? La sfida dell’induzione. In compenso, il piacere di gustare un caffè annunciato dal classico “borbottio” non cambia e mai lo farà.
Note:
¹ Per approfondire: https://archiviostorico.fondazionefiera.it/entita/585-bialetti-industrie